sabato 7 gennaio 2017

Seneca: il filosofo imperfetto



“Vi voglio salutare con le parole di Lucio Anneo Seneca, un grande filosofo latino dell’antichità, tenetele a mente quando sarete a Insomnia: Sicuri dunque e a testa alta, in qualsiasi luogo ci toccherà di andare, avviamoci con passo intrepido, misuriamo ogni angolo di terra, quale esso sia: entro i confini del mondo non vi può essere esilio di sorta. Nulla infatti che si trovi in questo mondo è estraneo all’uomo.” Queste le parole con le quali nel mio romanzo il professor Marcus Stranaluna si congeda dai suoi ragazzi, allontanato dalla scuola per la sua diversità di abbigliamento, di stile di insegnamento, di punto di vista da cui guardare le cose: “Un tipo particolare e stravagante certo, ma, visto da vicino chi può dirsi del tutto normale?” La scelta di citare Seneca, che tornerà in mente ai ragazzi nel momento più cruciale della storia, quello del confronto con le loro paure, è stata devo ammettere, casualmente voluta. Questo strano ossimoro è giustificato dal fatto che Seneca è uno dei miei filosofi preferiti: il “De vita beata” (Sulla felicità) lo acquistai da giovane universitario poco più che ventenne nella famosa collana dei Tascabili economici Newton: 100 pagine per mille lire, e ne sottolineai con un pastello rosso alcuni brani che mi sarebbero tornati in mente in successivi momenti delle mia vita. Ma la frase citata nel romanzo l’ho letta casualmente quest’estate, durante un’istruttiva seduta in bagno, su un’agenda, quella di Bellavite editore, che riportava la recensione del mio precedente libro “Piccola staffetta”. Seneca si riferiva al suo esilio personale, in Corsica, al quale era stato condannato per presunto adulterio dall’imperatore Claudio, ma calzava a pennello anche per la situazione del mio romanzo: i ragazzi sarebbero andati in gita nella città fantasma di Insomnia, un luogo estremo, ai confini del mondo conosciuto, ma contemporaneamente si sarebbero immersi nelle loro più profonde paure. Il professore, combattuto e straziato dal dubbio come il filosofo che cita, dà loro un ultimo consiglio: siate cittadini del mondo, non fermatevi di fronte alle difficoltà e seguite la vostra sete di conoscenza, perché nulla è estraneo all’essere umano, anche quello che umano non è più, come i fantasmi. 
 Seneca, ritratto da Rubens
 
 Seneca mi ha sempre affascinato perché, come dico nel titolo, è un filosofo imperfetto, un uomo immerso nel suo tempo, un tempo difficile e contrastato, il primo secolo d.C., quando a Roma regnano gli imperatori della crisi: Caligola, Claudio e soprattutto Nerone, di cui sarà precettore e in seguito consigliere con tutte le contraddizioni e i compromessi che questo comporta. Un filosofo che in età giovanile è vegetariano, ma poi cambia idea e alimentazione quando rischia di essere sospettato di eresia, un moralista che rimproverava il lusso ma che possedeva cinquecento tripodi con piedi d’avorio spiegando che lui possedeva le ricchezze ma non ne era posseduto. Un uomo molto autocritico e consapevole dei suoi difetti perché amava definirsi un oceano di difetti, ma anche uno dei filosofi più amati da grandi pensatori e credenti come Sant’Agostino e Dante. Un filosofo stoico che combatte l’epicureismo, ma che comprende qual è il vero messaggio di Epicuro e a quale piacere si riferisca nella sua ricerca. Dopo avere avuto una vita movimentata e appassionata, Seneca se la toglie tagliandosi le vene con uno stiletto, dopo essere stato accusato di congiurare proprio contro Nerone. Un filosofo imperfetto dunque, come imperfetto è l’essere umano, sempre teso alla ricerca delle felicità, che non trova mai perché è anche tanto fragile e contraddittorio. Vi lascio in compagnia delle sue frasi, tratte proprio dal “De vita beata”  asserendo insieme a lui che la vera saggezza sta nella pure contemplazione e che, forse, la vera felicità consiste nel non aver bisogno della felicità.

Ma tu mi dirai, coltivi la virtù unicamente perché speri di ricavarne un piacere. Ebbene, tanto per cominciare, il fatto che la virtù procuri un piacere non significa che la si cerchi per questo: il piacere è solo un’aggiunta, non la meta del nostro sforzo.

Non pretendete dunque che io sia uguale a i migliori, chiedetemi solo di essere migliore dei cattivi: è già un passo avanti se riesco a togliere ogni giorno qualcosa ai miei difetti e a biasimare i miei errori.

Il saggio non si duole né si disprezza se è di bassa statura, ma al tempo stesso ritiene preferibile, anche per sé, essere alti; così se è magro o privo di un occhio non dà importanza alla cosa e tuttavia vorrebbe un corpo robusto (…) allo stesso modo accetterà una cattiva salute, ma non per questo dovrà negarsi il desiderio di tornare in perfetta forma.

Felice è dunque quella vita che si accorda con la sua propria natura (…) amante di tutto ciò che adorna la vita, ma con distacco, disposta a servirsi dei doni della fortuna ma senza farsene schiava.

Volete sapere come si conciliano le massime di un filosofo con le trame di un romanzo gotico? Leggete “Welcome to Insomnia” e non avrete le risposte, ma nuovi interrogativi  per la vostra personale ricerca della felicità.

 
gianlucaalzatiinsomnia Web Developer

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