sabato 18 marzo 2017

I protagonisti: ciao, grande Gio!



 
Anche Giovanni quella sera era alle prese con il compito di italiano. Lui di paure non aveva che l'imbarazzo della scelta e non erano certo quelle dei fantasmi. Giovanni era il classico ragazzo sovrappeso, come ce ne sono tanti a quell'età in cui non sei né carne né pesce. Lui però di carne e, soprattutto di adipe, ne aveva accumulato in abbondanza tanto che il suo soprannome era Piggy e a lui certo non faceva piacere.” (…)

“Era un grande esperto di rocce e in particolar modo di fossili.” (…)

“I suoi pezzi più pregiati erano due: la prima era una felce databile circa 200 milioni di anni della quale si vedevano ancora nitide le impronte delle piccole foglioline sull’esile fusto che le sosteneva. L’avevano trovata scavando in una cava ancora in attività, muovendosi pericolosamente tra cariche di dinamite ancora inesplose e dopo aver scavalcato faticosamente la recinzione rischiato di rimanere incastrato come un mosca nella tela del ragno. L’altro cimelio era un pesce. Il suo primo pescetto, come diceva lui. Un esemplare bellissimo perché si era fossilizzata anche la lisca, le pinne caudali e addirittura l’occhio. A quella testimonianza della vita nella preistoria, eternata su una sottile e delicata lastrina di calcare chiaro, era particolarmente affezionato e diceva che la avrebbe regalata solo se avesse incontrato una persona veramente speciale che l’avrebbe apprezzata.” (tratto da “Welcome to Insomnia” Teka edizioni 2016)

Per tratteggiare il personaggio di Giovanni mi sono ispirato alla figura di un mio grande amico: Giovanni Landra. Grande in tutti i sensi, sia per il suo fisico importante, sia per l’affetto che provo per lui. Il Gio, come lo si chiamava abitualmente, era in origine un amico di mia moglie, conosciuto in università e davvero cultore di grandi passioni come quella per i fossili e per la geologia che poi sarebbe diventata il suo lavoro. Qui si fermano i riferimenti biografici al personaggio del romanzo, nel senso che tutta la questione degli atti di bullismo subiti, del suo rapporto con il cibo e di come ha vissuto la sua adolescenza, sono stati da me inventati di sana pianta. Anche perché io a quell’epoca della sua vita, neppure sapevo che esistesse. Semplicemente, come spesso accade agli scrittori, si riesce meglio a raccontare qualcosa o qualcuno che si conosce, dunque, avendo bisogno di un ragazzino con quelle caratteristiche per parlare del problema dei rapporti difficili che spesso in età adolescenziale si hanno con il proprio fisico che cambia, mi è sembrato naturale ispirarmi alla figura del Gio, il mio gigante buono preferito.
 
 
Per me Giovanni in questi anni è stato sinonimo di avventura: con lui siamo davvero andati alla ricerca di fossili in luoghi impervi e proibiti come la cava di Suello, ma anche ad ammirare suggestive collezioni in Svizzera al Museo di Meride e in cento altri luoghi affascinanti che conosceva solo lui. Ti veniva a prendere, ti caricava nella sua macchina-carapace e via che si partiva per un nuovo viaggio che non avremmo più dimenticato. Con Giovanni si poteva parlare in modo approfondito di tantissimi argomenti: di cinema ( Gio, chissà cosa pensi dell’ultimo episodio de “Lo hobbit”) di musica (e chissà cosa mi avresti detto del video di Welcome to Insomnia, ricordi, ci avevi portato proprio tu per la prima volta a visitare Consonno!) di libri e di fumetti, magari davanti ad un buon bicchiere di birra artigianale. Era un piacere conversare con lui, non ti accorgevi che il tempo passava e i dieci minuti diventavano ore. In politica avevamo idee diverse, ma questo non ti impediva, caro Gio, di leggere i miei libri sui partigiani e perfino venire alla festa dell’ANPI per sentirmi suonare! Sai perché? Perché eri una mente libera, ironica, a volte caustica e apparentemente burbera: una grande persona. Sicuramente vi sarete chiesti perché spesso, parlando del Gio, ho usato i tempi del passato. È solo perché il grande Gio, da ormai due anni, ci ha lasciato. Il suo cuore troppo grande ha smesso improvvisamente di battere in una fredda giornata di inizio gennaio. Il giorno prima sei venuto a trovarci, ci eravamo scambiati in ritardo i regali di Natale, sei stato con noi tutto il pomeriggio, poi ci siamo salutati dandoci appuntamento a presto. Se lo avessimo saputo non ti avremmo lasciato andare via, ti avremmo abbracciato più forte e ti avremmo chiesto di raccontarci un’altra delle tue bellissime storie. Ogni volta che guardo il tuo “primo pescetto” nella vetrinetta sono fiero di averti conosciuto e penso che non ringrazierò mai abbastanza Raffaella per averci fatti incontrare. Ciao Gio: perdonami se ti ho simpaticamente evocato in questa piccola storia di fantasmi, ma avevo bisogno di sentirti ancora una volta vicino.
Gianluca
gianlucaalzatiinsomnia Web Developer

Nessun commento:

Posta un commento