Siamo così arrivati all’ultima notte dell’anno e per festeggiarla
degnamente vi propongo una compilation di brani che fanno da colonna sonora al
mio romanzo, ma che stanotte potete suonare ad alto volume per saltare e
scatenarvi, per provare un piccolo brivido o per ballare un lento con la
persona dei vostri sogni…o dei vostri incubi! Cominciamo dalla prima canzone
citata in modo abbastanza evidente nel libro: “Fear of the dark” degli Iron
Maiden. Il gruppo inglese è stato per lunghissimi anni il mio preferito: la
prima cassetta con i grandi successi l’ho consumata il primo anno di liceo
grazie al mio amico Roby che me li faceva ascoltare a tutto volume nella sua
stanza e che mi portava in giro con la sua moto, vestiti con chiodo, pantaloni
strappati e borchie ovunque. Quando è uscito l’album “Fear of the dark”, che
ascolto ancora davvero su vinile, erano
già gli anni dell’università e, dopo ogni esame superato, come premio mi
compravo un disco: questo è uno di quelli a cui sono più affezionato.
Poi c’è “Pet Sematary”. I Ramones li ho scoperti tardi, negli anni 90 quando ogni due per tre annunciavano che il prossimo sarebbe stato l’ultimo concerto. Io e il mio amico Iuri ci siamo andati davvero all’ultimo concerto qui in Italia, a Milano e abbiamo capito cosa ci eravamo persi negli anni precedenti quando il punk rock spakkava davvero. Questa canzone poi fa da colonna sonora ad un film horror tratta da un romanzo di Stephen King, che volete di più?
Con “Hell’s bells” torniamo indietro ai primissimi anni 80. Fu mio papà a portare a casa "Back in black", questo vinile tutto nero con titolo e nome del gruppo in leggero rilievo: glielo aveva venduto un suo collega. Io avevo dieci anni e lui non sapeva che questo disco avrebbe influenzato profondamente il mio gusto musicale per tutti gli anni successivi.
Da un black album ad un altro black album, quello dei Metallica che contiene “Enter sandman”, la canzone del babau, con quel bellissimo intermezzo recitato dalla voce di un bimbo che fa tanta, tanta paura! Il disco me lo regalarono i miei per un compleanno, al mio ritorno dalla partecipazione ad una nota trasmissione televisiva dell’epoca nella quale vinsi un viaggio e per la quale molti miei amici ancora oggi si sbellicano dalle risate!
“Spiders” non è certo la più nota canzone del mitico Ozzy, ma è una delle mie preferite perché io ho davvero terrore dei ragni: non solo di quelli grandi e grossi, ma anche di quelli minuscoli e apparentemente inoffensivi. Quando ne trovo qualcuno in casa lo accompagno gentilmente in un’apposita scatolina e lo dirigo verso la porta dicendogli che non ho niente di personale contro di lui, solo una grande…fifa! Su you tube il video non c'è, dunque ascoltatevi questa fantastica "No more tears"
Marylin Manson è sempre stato un personaggio controverso, non posso certo dire che sia uno dei miei artisti preferiti, ma in “Sweet dreams” a mio parere è riuscito nel difficile tentativo di migliorare una canzone già bellissima in origine, facendone una cover che ne stravolge l’atmosfera e il senso, ma che crea un grande impatto emotivo. Le sono affezionato anche perché è una delle prime che ho imparato a suonare con il basso elettrico.
Ronnie James Dio aveva una delle voci più crepuscolari e fiabesche dell’hard rock: avrebbe potuto cantare i nomi dell’elenco del telefono facendoli sembrare il seguito de “Il signore degli anelli” e in questa canzone racconta una grande fiaba nera, dove la musica dà proprio l’idea che da un momento all'altro stia per succedere qualcosa che incombe minacciosamente sull’ascoltatore.
Anche i Cure non posso dire di averli davvero vissuti a pieno, li ho sfiorati però più volte. Adoro l’album “Disintegration”, quello di “Lullaby”, ma forse la canzone che preferisco è proprio “A forest” con quella sua atmosfera ipnotica creata del giro di chitarra insistente e ripetuto come un mantra. Una canzone dark senza ritornello che ai tempi della mia giovanile cover band, i Joseph Chief, volevamo suonare, ma purtroppo non siamo mai riusciti a portarla in concerto.
“Nightmare” è una potentissima canzone dei mitici Saxon, gruppo inglese che ho adorato per più di un decennio, da quando, proprio con questa canzone, li vidi sul palco del festival di San Remo, di fronte ad un pubblico impreparato a questi suoni che applaudiva timidamente, quasi spaventato dal fatto che questi capelloni potessero scendere in platea e picchiare loro in testa una chitarra.
I Motorhead del compianto Lemmy li ho ancora una volta scoperti in giovane età, quando, un giorno di Natale nel quale ancora si riusciva a riunire la famiglia Alzati allargata, con la nonna e tutti i cuginetti, mio zio Micky, grande musicofilo, mi regalò “No sleep at all”. Volendo citare una delle più grandi maschere della letteratura e dei film horror, la canzone “Hellraiser” calza a pennello.
Quella per Alice Cooper è invece una vera e propria devozione: pensate che “He’s back (the man behind the mask) la registrai guardandone il pauroso video, da un televisore in bianco e nero con un mangianastri portatile, vera e propria preistoria direte voi! Negli ultimi anni l’ho visto ben due volte dal vivo e nell’occasione dell’ultimo concerto d’addio dei Motley Crue, ho pensato che se fossi stato in loro mi sarebbero tremate le gambe a presentarmi sul palco dopo un monumento vivente come il mitico Alice. Se siete appassionati come me leggetevi la sua biografia “Welcome to my nightmare” di Dave Thompson, ne scoprirete delle belle!
Ecco ora il mio attuale gruppo preferito: i Placebo. Ho consumato tutti i loro dischi assaporandone sia le canzoni più coinvolgenti e ritmate, sia quelle più intime e melanconiche come “Sleeping with ghosts”. Da ascoltare seduti di fianco al camino, guardando la neve che scende, sorseggiando un bicchiere di birra al doppio malto, meglio se in buona compagnia...
E veniamo alla chicca, la canzone che a mio parere pochissimi conoscono e che anche io ho riscoperto quando stavo scrivendo il testo del mio brano “Welcome to Insomnia”. Quando ho sentito nel bridge, Blaze Bayley cantare con voce gotica e insistente “Do you want to live forever?”, ho capito come interpretare il mio verso “The real ghost is inside of you”.
Questa è la breve storia della scelta, arbitraria e parziale, di questa tracklist che accompagna il mio romanzo, ma anche una parte importante della mia e spero anche della vostra vita. Cosa manca? Ma certo, la mia personale versione hard rock della musica da paura, ironica e scanzonata: Stranaluna, Brema e Raise,
i 2blood°S, presentano: "Welcome to Insomnia"! Buon 2017 a tutti voi che con gentilezza e passione mi avete supportato e sopportato in questi mesi, vi aspetto nell'anno nuovo con altri spero interessanti articoli sui dietro le quinte del romanzo, e una clamorosa sorpresa...live!!!! Per ora acqua in bocca e...stay tuned ;)
Avete da suggerirmi qualche altra canzone di rock horror per arricchire la mia collezione di ascolti? Scrivetemi, ve ne sarò molto grato e ora: buon ascolto, buona lettura e long live to rock and roll!
per acquistare libro online :http://www.tekaedizioni.it/home/49-welcome-to-insomnia.html
Poi c’è “Pet Sematary”. I Ramones li ho scoperti tardi, negli anni 90 quando ogni due per tre annunciavano che il prossimo sarebbe stato l’ultimo concerto. Io e il mio amico Iuri ci siamo andati davvero all’ultimo concerto qui in Italia, a Milano e abbiamo capito cosa ci eravamo persi negli anni precedenti quando il punk rock spakkava davvero. Questa canzone poi fa da colonna sonora ad un film horror tratta da un romanzo di Stephen King, che volete di più?
Con “Hell’s bells” torniamo indietro ai primissimi anni 80. Fu mio papà a portare a casa "Back in black", questo vinile tutto nero con titolo e nome del gruppo in leggero rilievo: glielo aveva venduto un suo collega. Io avevo dieci anni e lui non sapeva che questo disco avrebbe influenzato profondamente il mio gusto musicale per tutti gli anni successivi.
Da un black album ad un altro black album, quello dei Metallica che contiene “Enter sandman”, la canzone del babau, con quel bellissimo intermezzo recitato dalla voce di un bimbo che fa tanta, tanta paura! Il disco me lo regalarono i miei per un compleanno, al mio ritorno dalla partecipazione ad una nota trasmissione televisiva dell’epoca nella quale vinsi un viaggio e per la quale molti miei amici ancora oggi si sbellicano dalle risate!
“Spiders” non è certo la più nota canzone del mitico Ozzy, ma è una delle mie preferite perché io ho davvero terrore dei ragni: non solo di quelli grandi e grossi, ma anche di quelli minuscoli e apparentemente inoffensivi. Quando ne trovo qualcuno in casa lo accompagno gentilmente in un’apposita scatolina e lo dirigo verso la porta dicendogli che non ho niente di personale contro di lui, solo una grande…fifa! Su you tube il video non c'è, dunque ascoltatevi questa fantastica "No more tears"
Marylin Manson è sempre stato un personaggio controverso, non posso certo dire che sia uno dei miei artisti preferiti, ma in “Sweet dreams” a mio parere è riuscito nel difficile tentativo di migliorare una canzone già bellissima in origine, facendone una cover che ne stravolge l’atmosfera e il senso, ma che crea un grande impatto emotivo. Le sono affezionato anche perché è una delle prime che ho imparato a suonare con il basso elettrico.
Ronnie James Dio aveva una delle voci più crepuscolari e fiabesche dell’hard rock: avrebbe potuto cantare i nomi dell’elenco del telefono facendoli sembrare il seguito de “Il signore degli anelli” e in questa canzone racconta una grande fiaba nera, dove la musica dà proprio l’idea che da un momento all'altro stia per succedere qualcosa che incombe minacciosamente sull’ascoltatore.
Anche i Cure non posso dire di averli davvero vissuti a pieno, li ho sfiorati però più volte. Adoro l’album “Disintegration”, quello di “Lullaby”, ma forse la canzone che preferisco è proprio “A forest” con quella sua atmosfera ipnotica creata del giro di chitarra insistente e ripetuto come un mantra. Una canzone dark senza ritornello che ai tempi della mia giovanile cover band, i Joseph Chief, volevamo suonare, ma purtroppo non siamo mai riusciti a portarla in concerto.
“Nightmare” è una potentissima canzone dei mitici Saxon, gruppo inglese che ho adorato per più di un decennio, da quando, proprio con questa canzone, li vidi sul palco del festival di San Remo, di fronte ad un pubblico impreparato a questi suoni che applaudiva timidamente, quasi spaventato dal fatto che questi capelloni potessero scendere in platea e picchiare loro in testa una chitarra.
I Motorhead del compianto Lemmy li ho ancora una volta scoperti in giovane età, quando, un giorno di Natale nel quale ancora si riusciva a riunire la famiglia Alzati allargata, con la nonna e tutti i cuginetti, mio zio Micky, grande musicofilo, mi regalò “No sleep at all”. Volendo citare una delle più grandi maschere della letteratura e dei film horror, la canzone “Hellraiser” calza a pennello.
Quella per Alice Cooper è invece una vera e propria devozione: pensate che “He’s back (the man behind the mask) la registrai guardandone il pauroso video, da un televisore in bianco e nero con un mangianastri portatile, vera e propria preistoria direte voi! Negli ultimi anni l’ho visto ben due volte dal vivo e nell’occasione dell’ultimo concerto d’addio dei Motley Crue, ho pensato che se fossi stato in loro mi sarebbero tremate le gambe a presentarmi sul palco dopo un monumento vivente come il mitico Alice. Se siete appassionati come me leggetevi la sua biografia “Welcome to my nightmare” di Dave Thompson, ne scoprirete delle belle!
Ecco ora il mio attuale gruppo preferito: i Placebo. Ho consumato tutti i loro dischi assaporandone sia le canzoni più coinvolgenti e ritmate, sia quelle più intime e melanconiche come “Sleeping with ghosts”. Da ascoltare seduti di fianco al camino, guardando la neve che scende, sorseggiando un bicchiere di birra al doppio malto, meglio se in buona compagnia...
E veniamo alla chicca, la canzone che a mio parere pochissimi conoscono e che anche io ho riscoperto quando stavo scrivendo il testo del mio brano “Welcome to Insomnia”. Quando ho sentito nel bridge, Blaze Bayley cantare con voce gotica e insistente “Do you want to live forever?”, ho capito come interpretare il mio verso “The real ghost is inside of you”.
Questa è la breve storia della scelta, arbitraria e parziale, di questa tracklist che accompagna il mio romanzo, ma anche una parte importante della mia e spero anche della vostra vita. Cosa manca? Ma certo, la mia personale versione hard rock della musica da paura, ironica e scanzonata: Stranaluna, Brema e Raise,
i 2blood°S, presentano: "Welcome to Insomnia"! Buon 2017 a tutti voi che con gentilezza e passione mi avete supportato e sopportato in questi mesi, vi aspetto nell'anno nuovo con altri spero interessanti articoli sui dietro le quinte del romanzo, e una clamorosa sorpresa...live!!!! Per ora acqua in bocca e...stay tuned ;)
Avete da suggerirmi qualche altra canzone di rock horror per arricchire la mia collezione di ascolti? Scrivetemi, ve ne sarò molto grato e ora: buon ascolto, buona lettura e long live to rock and roll!
per acquistare libro online :http://www.tekaedizioni.it/home/49-welcome-to-insomnia.html