“Il quadro che vi ho mostrato è di René Magritte e si intitola -Le
barbare-, è stato dipinto nel 1938, si trova al Baltimore Museum of Art, nel
Maryland e di esso abbiamo solo la foto perché l’originale è andato
misteriosamente perduto.” L’idea di inserire in “Welcome to Insomnia”
questo grande artista surrealista mi è venuta durante lo scorso anno scolastico
mentre osservavo alcuni autoritratti commissionati agli alunni dalla mia
collega di Arte ed immagine, esposti in mostra nell’atrio della nostra scuola. I
ragazzi si erano ispirati infatti proprio al quadro citato dove: “L’artista…ha voluto riprodurre la sua
faccia nascosta, il suo lato oscuro e non presentabile, qualcuno di cui ha
paura ma dal quale è anche fortemente attratto. L’uomo nello specchio è infatti
Fantomas…” ("Welcome to Insomnia” pag. 54)
Già, Fantomas, il ladro e assassino,
suggestivo personaggio romanzesco nato nel 1911 dalla fantasia di Marcel Allain
e Pierre Souvestre (e mi scuso per il refuso, grazie Iuri) di cui Magritte era
un grande appassionato fin dall’infanzia. I risultati dei disegni esposti in
mostra erano davvero affascinanti! I volti dei ragazzi erano ancora
riconoscibili, ma erano completamente trasfigurati, con ragni disegnati al
posto dei capelli e baluginanti ossa di teschi che comparivano sotto la pelle. La mia collega mi diceva che questo lavoro
era piaciuto molto e aveva sbloccato la fantasia anche di molti
alunni che normalmente si rifiutavano di prendere in mano la matita perché si
dicevano incapaci e poco portati per l’arte, sorprendente, no? Mi diceva che
non era certo suo compito andare ad investigare l’inconscio che veniva fuori in
queste immagini, ma che uno psicologo avrebbe avuto pane per i suoi denti. La biografia di Magritte d’altronde è ricca di spunti inquietanti e la sua arte è
spesso lo specchio deformato con cui provava a descrivere il mondo: “Perché la realtà non è mai come la si vede,
la verità è soprattutto immaginazione.” Il
tema del lato oscuro che c’è dentro di noi mi ha sempre affascinato, forse
ancora da quando, adolescente, vidi in tv lo sceneggiato del 1969 di Giorgio Albertatazzi,
liberamente tratto dal romanzo di Robert
Louis Stevenson “Dr Jekyll and Mr Hyde”.
Quell’immagine in bianco e nero
dove il dottor Jekyll scompare dietro uno specchio e riappare con il ghigno
malefico di Mr Hyde, me la ricordo, e mi fa rabbrividire,ancora oggi, a
testimonianza che le paure della nostra infanzia e adolescenza ce le portiamo
dentro anche da adulti. Forse è per questo motivo che il professor Marcus
Stranaluna, protagonista e antagonista del romanzo è, per certi versi, un mio
oscuro e inquietante alter ego. Non è certo un segreto che l’abbigliamento del
nostro eroe sia assolutamente ispirato al mio di quando vado ai concerti dei
miei artisti preferiti, ma c’è qualcosa di più. Ho voluto trasfigurare in lui
alcune delle mie inquietudini più nascoste, esorcizzare alcune paure, dare vita
a quella lunga ombra nera che proietto sui muri quando cammino veloce alla luce
del tramonto. Certo, c’è molto di romanzesco nella figura del misterioso professor
Marcus Stranaluna: chi potrebbe davvero pensare che io ascolti i dischi in
vinile con un giradischi portatile di plastica rossa? O che possa andare in
giro con una moto dei primi anni ottanta tenuta faticosamente insieme dal
nastro adesivo? Ma se invece fosse tutto
vero? Se vi avessi sempre ingannati tutti e fossi davvero un fantasma, un’ombra
diafana e inafferrabile, condannata ad una non-vita, in bilico sul baratro,
pronto a condurvi in quel luogo oscuro della vostra mente che è la città
fantasma di Insomnia? E allora, Welcome to Insomnia, stiamo aspettando te!
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