sabato 3 dicembre 2016

Chi vive ad Insomnia campa di più (forse...)



L’idea di scegliere Consonno, città fantasma  frazione di Olginate, circa 600 m di altitudine a circa  15 km da Lecco, come cornice di un mio romanzo, ha radici piuttosto antiche. Mi ci portò qualche anno fa per la prima volta Giovanni, un nostro vecchio amico, geologo dalla grande passione per i fossili e dal grande cuore che troppo presto, purtroppo, ha smesso di battere . Chi ha letto il libro avrà sicuramente capito che uno dei giovani protagonisti, “il Gio”, è un omaggio alla sua memoria. Ricordo che passeggiando tra muri cadenti e ringhiere arrugginite in una cupa giornata di pioggia, mi colpì particolarmente l’atmosfera che si respirava in quel luogo che ti accoglieva con insegne arrugginite con scritto “Chi vive a Consonno campa di più”, ma dove le uniche forme di vita che si scorgevano erano turisti della domenica che, come noi, si muovevano tra le rovine, scattando foto e sbucando improvvisamente da dietro l’angolo  come inquietanti fantasmi. Già, i fantasmi. Così, quando quest’estate ho deciso che quella era la location ideale per ambientarvi la seconda parte del mio romanzo di paura, il passo per sceglierla anche come ambientazione del video della nuova canzone è stato breve. Ricordo la prima volta che ne ho parlato a Mattia Conti, il giovane film maker che ha firmato la regia, in pasticceria, davanti ad un tè caldo, con la febbre  che mi graffiava la gola, ma con la convinzione che  quel suo sorriso, quei modi gentili e quella capacità di capire al volo le mie strampalate quanto precise idee, fossero la scelta migliore che potessi fare per questo progetto. Le prime riprese in realtà le abbiamo girate proprio a casa Conti, nella buia stanza di sua sorella Debora, la misteriosa ragazza che si aggira in camicia da notte nel video. Credo che quando mi ha visto arrivare indossando gli occhiali “testa di morto” e in mano un finto teschio con una rosa nera in bocca, avrà pensato che mi mancava qualche venerdì e magari anche dei sabato mattina. È stata gentile e mi ha sorriso comprensiva anche quando ho tirato fuori dalla tasca un finto ragno di plastica, requisito a qualche mio alunno che lo usava per far spaventare le compagne  invece di risolvere i quesiti di grammatica. Poi, finalmente, è arrivato l’atteso giorno delle riprese a Consonno. Era un assolato sabato di giugno, avevo pensato a tutto: convocate per tempo Valentina, Viola e Caterina, le ballerine, ex studentesse della mia scuola, che la loro mamma avrebbe dovuto accompagnare, preparato l’amplificatore  da collegare al cellulare per farle ballare sul riff appena registrato nel garage di Teo…ops nel Brema Studio di Bollate (Italy). Vestiti di scena stirati, chitarra e basso già in macchina, ma…potrebbe andar peggio: potrebbe piovere! E infatti, puntuale come il raffreddore a novembre, arriva un fragoroso temporale a rovinarci i piani. Io e Mattia siamo fiduciosi e decidiamo di partire lo stesso: la strada che sale a Consonno è costellata da pozzanghere profonde mezzo metro, ma con una guida stile Camel trophy adventure arriviamo incolumi alla meta e, per fortuna, il sole torna a splendere sul borgo abbandonato. Mattia usa una bellissima steady cam per riprendermi mentre cammino stile “Warriors, i guerrieri della notte”, sotto il portico della città fantasma, poi monta il cavalletto quando mi dirigo minaccioso verso di lui ripetendo come un mantra “The real ghost is inside o f you” in un salone dove i vetri aguzzi  sparsi ovunque sono un pallido ricordo delle finestre che guardano la vegetazione malata che cresce tra le rovine dell’eco-mostro. Infine mi riprende mentre suono il basso specchiandomi in una pozzanghera con la cupola e lo spettrale minareto a fare da quinta teatrale. Dopo quasi quattro ore di riprese, stanchi ma soddisfatti, possiamo tornare a casa. Ma non è finita...


 
 Ci accorgeremo poi che, rispetto alla sceneggiatura e allo story board, ci mancavano ancora alcune riprese: la mia moto, le misteriose mani che raccolgono la videocamera, l’ultimo “for you!”, ma le faremo in seguito, nelle serre del retro di casa Conti(grazie Ila per le foto!), prima di evitare per un pelo, ancora una volta, uno scroscio d’acqua che avrebbe reso il mio ritorno in sella all’Excalibur, piuttosto problematico. Ma, com’è il vecchio detto scozzese? Fantasma bagnato, fantasma fortunato!



 

Se volete saperne di più su questo affascinante quanto sfortunato borgo, prima Las Vegas brianzola, sogno di un imprenditore visionario e ora eco mostro e location ideale per ambientare gli incubi di “Welcome to Insomnia”, cliccate  il video che ne racconta la storia, oppure il servizio di La7 che ne fa un breve  riassunto. Voi ci siete mai stati? Raccontatemi le vostre esperienze e magari suggeritemi altri luoghi fantasmatici dove ambientare i prossimi romanzi!
gianlucaalzatiinsomnia Web Developer

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