Volete sapere quando ho
conosciuto lo Street artist più famoso e controverso del mondo? Beh, allora
state a sentire. Come sa ci insegna messier de La Palice, quando si scrive un
libro la copertina è un aspetto di fondamentale importanza. È il biglietto da visita,
la prima cosa che ti colpisce quando gironzoli curiosando in libreria in cerca
di qualcosa che accenda la tua immaginazione. Una copertina ti può convincere a
comprare un libro di un autore sconosciuto, oppure respingerti lontano da un
titolo che sembrava interessante. Non ci sono dubbi: la copertina in un libro,
soprattutto se si tratta di horror, è fondamentale, non si può sbagliarla. Nel caso di “Welcome to Insomnia”, la genesi
della copertina è stata molto intensa e appassionante. La mia prima immagine
alla quale mi sono ispirato è questa che vedete qui sotto:
Si tratta di una foto che ritrae
un graffito dipinto su un muro di Consonno, nota città fantasma dove è stato
girato il video della colonna sonora del libro. A settembre ero assolutamente
convinto che questa sarebbe stata l’immagine giusta per il mio nuovo romanzo.
C’era il teschio, c’era il mistero, c’erano colori che mi piacevano e aveva un
impatto molto, molto ammiccante: a quale quattordicenne non sarebbe piaciuta
una felpa con cappuccio con questa immagine stampata? A questo punto vado da
Sara, la mia grafica preferita, oltre che la cugina che coccolavo quando era
piccola e che, in questi ultimi anni, mi
ha fatto il regalo di progettare due
bellissimi lavori: il cd “Normalmente diversi” e prima ancora, il libro+cd “Sotto
il cielo in Brianza”. Appena Sara ha visto l’immagine che avevo scelto mi ha guardato
e mi ha detto: “Bella, ma… sei sicuro che vuoi proprio questa? Non è un
po’…scontata per un libro horror?” Potete ben capire che in quel momento è
stato come se si fosse improvvisamente spalancata la finestra e il castello di
carte che pazientemente per mesi e mesi avevo
costruito fosse crollato miseramente sul tavolo: tutto da rifare! Ma quando
un’artista della grafica ti dice che c’è qualcosa che non va, non si può non
ascoltarla. E ora da dove la prendo una nuova idea? In realtà un insistente
tarlo da tempo rosicchiava la mia mente: nel retro di copertina mi sarebbe
piaciuto mettere una mia foto, nei panni dell’alter ego Marcus Stranaluna,
girato di spalle, come nell’atto di andarsene, non prima di avere lanciato un
ultimo misterioso sguardo sul lettore. L’avevo pensata come quarta di copertina,
come metaforico saluto alla fine della lettura. A questo punto arriva un’altra
doccia fredda emozionale, Sara mi dice a bruciapelo: “Bella l’idea, ma perché
non la mettiamo in copertina?” Dovete sapere che gli scrittori sono un tantino
rigidi nelle loro posizioni e contraddirli nelle loro convinzioni, ancorché sbagliate,
è assolutamente sconsigliabile, soprattutto se il tempo stringe e il libro sta
per andare in stampa. Immaginatevi dunque la mia faccia in quel momento. Ma
anche questa volta Sara aveva ragione: la mia foto in copertina avrebbe dato un
maggiore equilibrio al titolo sul muro scrostato e inquietante al quale stavamo
pensando. Eccomi in posa per la foto nel mio cortile mentre i vicini di casa che passavano si
chiedevano cosa facevo con il mano il basso, arrampicato sul gradino.
Ma come trasformare la mia immagine, in modo
credibile ancorché metaforico, in un…
fantasma? Ovvero nel mitico professore e musicista Marcus Stranaluna? A questo
punto interviene il tocco dell’artista. È stato infatti il più fantasmatico e
misterioso degli artisti contemporanei a darci l’idea geniale: Banksy! Beh, devo dire la verità, non proprio lui in
persona, anche perché di persona nessuno lo ha mai visto, o meglio, nessuno ha
mai documentato un incontro. Il merito è di un bellissimo libro
fotografico con le sue opere più famose
che in quei giorni avevo sfogliato con curiosità e mi aveva colpito
particolarmente. Le opere dell’artista di Bristol sono infatti altamente
metaforiche, libertarie, provocatorie, delle proteste sociali gridate
attraverso i muri. Ma soprattutto le sue immagini sono dannatamente iconiche e
pop, proprio quello che stavamo cercando, così abbiamo deciso: la mia foto
sarebbe diventata uno stencil, proprio come quelli che, in questi anni, nottetempo sono apparsi sui muri di Londra e New York, prima di essere prontamente cancellate dalle autorità.
Ora si trattava di trovare l’immagine giusta,
il muro perfetto, la posizione migliore: qui sotto vedete alcune delle bozze che hanno preceduto l'immagine definitiva.
Alla fine, in un pomeriggio di sole di
metà ottobre, con la pressione di dover consegnare in tempo il progetto alla
tipografia per uscire prima di Helloween, arriva la copertina definitiva, quella geniale,
quella con la strana prospettiva ed il muro ad angolo che viene sfondato
metaforicamente dall’immagine che si trova al confine tra due mondi, che sta per
effettuare il passaggio ma si sofferma sulla soglia, che getta uno sguardo sul
lettore, che è nello stesso tempo un invito, ma anche un avvertimento: Welcome
to Insomnia, stiamo aspettando te. Grazie Banksy e soprattutto, grazie Sara,
credo che questa copertina sia un piccolo, grande capolavoro, ed è tutta merito
tuo.
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