Quando ho cominciato a pensare di
scrivere un libro che avesse come protagonista la paura, o meglio le paure, ho
deciso che prima di prendere in mano la penna avrei dovuto immergermi
completamente nella letteratura di genere e riemergerne solo quando, dopo aver
assaggiato i piatti preparati dai miei predecessori, avrei saputo cucinare una
mia ricetta, originale e appetitosa. Essendo un appassionato, nel coro degli
anni avevo già letto molto dei grandi maestri del brivido: da E.A. Poe a
Stevenson, da Bram Stoker a Mary Shelly
fino ad arrivare ai contemporanei Stephen King e Klive Barker, ma, se di
alcuni avevo bisogno solo di un ripasso, di altri a me sconosciuti volevo
esplorare la possibilità di scrivere per
ragazzi parlando agli adulti. Un compito non facile, ecco i titoli che mi hanno
guidato, ve li propongo in ordine cronologico di lettura:
dicembre 2015, “Le nere ali del
tempo”- Diane Setterfield. L’ho letto
durante le vacanze di Natale, al mare, in una bellissima stanza resa
indimenticabile da uno splendido portale barocco di pietra leccese che
incombeva sulla mia testa. È la storia di un ragazzo di dieci anni che, per
scommessa, uccide con una sassata un corvo. La sua vita da lì in poi non sarà
più la stessa e fino all’età adulta sinistri presagi lo accompagneranno. Mi è
piaciuto il motore della vicenda: come un dettaglio apparentemente
insignificante, ma molto simbolico, possa influenzare un’intera esistenza.
Dicembre 2015, “Il carro magico”-
Joe Lansdale. Sempre durante le vacanze, in realtà non è un libro di paura,
anzi è ambientato nel Texas di inizio 900, scenario nel quale si muovono un
ragazzo che ha perso la sua famiglia e una strampalata compagnia che gira il
West con un carro per vendere un’improbabile rimedio contro tutti i mali,
costantemente inseguiti da una tempesta che non arriva mai. DI Lansdale avevo
già letto molto, uno per tutti, “In fondo
alla palude” e i più attenti lettori di “Welcome to Insomnia” avranno già capito che il mio ricorso
insistente ai paragoni iperbolici e surreali è un tributo a questo maestro.
Gennaio 2016, “Il ragazzo
invisibile”- Gabriele Salvatores. Avevo già sentito un’intervista al regista
che parlava del film, che però non avevo visto. Così, quando ho notato che una
mia alunna stava leggendo il libro da cui era tratta la sceneggiatura, le ho
chiesto cosa ne pensasse. Lei mi ha detto che era molto coinvolgente, subito
gliel’ho chiesto in prestito. Aveva ragione: la prima parte soprattutto è molto
riuscita con la costruzione del carattere del giovane protagonista, attuale ed empatico e l’espediente
con il quale diventa invisibile, oltre soprattutto alla metafora dell’invisibilità
degli adolescenti. Non ho amato particolarmente il finale, che non svelo, e ho
pensato che il mio avrebbe dovuto essere molto più convincente.
Febbraio 2016, “Stand by me: ricordo di un’estate”
/ “IT”- Stephen King. Li ho accomunati perché avevo già letto entrambi, ma mi serviva ripassarli per capire
come il maestro dell’horror moderno fosse riuscito a mescolare paura e romanzo
di formazione e soprattutto come si faceva a creare quella suggestione che fa
sì che un libro appassioni generazioni di giovani e adulti. Lui c’è riuscito, io ci
ho provato.
Marzo 2016, “La scala urlante.
Lockwood & Co.”- Jonathan Stroud. La
copertina di questo libro non mi aveva particolarmente colpito, sembrava
schiacciare l’occhio al genere fantasy più che alla paura ed essere rivolta ad
un pubblico più piccolo del mio. Mi sbagliavo. Questo romanzo racconta di una
Londra futura dove c’è un’epidemia che trasforma le persone in fantasmi e solo
gli adolescenti, organizzati in squadre di ghostbusters, armati di spade d’argento
e limatura di ferro, possono sconfiggerli mettendo a serio rischio la propria
vita. I fantasmi eh? Argomento interessante.
Aprile 2016, “Anya e il suo
fantasma”- Vera Brogsol. Questo non è un romanzo, ma un fumetto, una graphic
novel. L’ho letto durante le vacanze di Pasqua, assaporando quel pallido sole d’aprile
e respirando quell’aria frizzante che risvegliano il corpo e la mente. Mi ci
voleva una storia come questa dove le protagoniste sono delle ragazze e dove l’autrice,
non a caso americana ma di origine russa, mi ha fatto capire che il mio
progetto di usare la paura come cornice per parlare di storie di adolescenti
alle prese con il difficile mestiere di crescere, era assolutamente fattibile.
Da qui in poi ho deciso: niente vampiri, niente zombie, i fantasmi sarebbero stati i protagonisti
prescelti!
Maggio 2016, “La casa delle
vacanze”- Clive.Barker. Questo romanzo del mitico creatore di Hellraiser e
molte altre storie, l’ho scovato nella piccola ma affascinante biblioteca della
mia scuola. Anche in questo caso la copertina non invogliava granché, da qui l’idea
che la mia avrebbe dovuto essere invece molto suggestiva, ma lo scrittore non
poteva tradire. E non lo ha fatto. È il romanzo moderno più vicino ad una fiaba
paurosa che abbia mai letto, un “Hansel e
Gretel” dei giorni nostri. Attenti quando siete assaliti dalla “grande noia
di febbraio” e qualcuno vi invita in una casa dove splende sempre il sole…
Giugno 2016, “L’estate dei
fantasmi”- Saundra Mitchell. L’ho letto proprio all’inizio dell’estate e mi è
piaciuto talmente tanto che l’ho inserito tra i libri consigliati ai ragazzi
per le vacanze. Ha ragione Roald Dahl quando dice che i romanzi sui fantasmi
belli e resistenti nel tempo si possono contare sulle dita delle mani e che la
maggior parte di questi sono stati scritti da donne. Avevo dunque un problema
di genere, ma questa storia dove i primi innamoramenti e le amicizie
adolescenziali si mischiano alla scoperta di qualcosa che è proibito e che non
sta bene dire, mi ha aiutato a prendere definitivamente la strada che avevo
immaginato.
A questo punto ero pronto per
scrivere la mia storia di fantasmi, soprattutto di quelli che sono ben
nascosti, dentro di noi. Qual è il
vostro romanzo di paura preferito? Scrivetemi e raccontatemelo, non
vedo l’ora di scoprire cosa si nasconde dietro le porte scricchiolanti che
ancora non ho aperto.
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